Affittare una casa con cedolare secca: quanto conviene
Affittare una casa con cedolare secca conviene e può portare a risparmiare qualcosina, in questo momento di forte crisi in cui la pressione fiscale è decisamente notevole.
La novità per i proprietari di casa sta proprio nella contrazione della misura di abbattimento forfettario dell'imponibile riconosciuto al proprietario per compensare le spese di mantenimento del bene, da quest’anno, si passa dal 15% al 5% e ciò significa che nelle dichiarazioni sui redditi 2013 il canone ricevuto dall'inquilino peserà per il 95% invece che per l'85% come avveniva in precedenza.
E per alleggerire l'impatto di questa stretta si può scegliere proprio la cedolare secca, che prevede un’aliquota secca sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti, che è fissata al 21% ma che scende al 19% nelle città principali, e sostituisce tutte le imposte da pagare, Irpef più addizionali, registro, bollo, oltre a quanto eventualmente dovuto in caso di risoluzione e proroga del contratto.
La cedolare secca conviene anche ai contribuenti di basso reddito a causa dell’inasprimento delle tasse sulla casa; infatti questi dovranno pagare l’Irpef sul 95% del canone libero (invece che sull’85%) e sul 66,5% di quello concordato (invece che sul 59,5%).
La cedolare secca è una imposta sostitutiva sul reddito da locazione immobiliare. A partire dal 2011 il canone di locazione relativo agli immobili ad uso abitativo e alle relative pertinenze può essere assoggettato ad una imposta sostitutiva denominata cedolare secca. L'assoggettamento fiscale alla cedolare secca è una opzione del locatore che può liberamente scegliere, in regime facoltativo, se dichiarare i proventi della locazione nella dichiarazione dei redditi annuale oppure pagare l'imposta sostitutiva. La cedolare secca sostituisce l'Irpef e le relative addizionali, l'imposta di registro e l'imposta di bollo. Il pagamento della cedolare secca conviene ai soggetti con redditi medio-alti in quanto evita il passaggio all'aliquota progressiva nella dichiarazione dei redditi Irpef.
Quando si applica la cedolare secca
Possono richiedere il passaggio al regime della cedolare secca le persone fisiche proprietarie di immobili ad uso abitativo concessi in locazione. Pertanto l'opzione non può essere richiesta da società, persone giuridiche ed enti non commerciali. Inoltre, l'immobile oggetto dell'opzione deve avere necessariamente una destinazione ad uso abitativo ed appartenere alle categorie da A1 a A11 (esclusa A10). La cedolare secca non si applica per gli immobili strumentali relativi all'esercizio di una impresa o di una professione (es. uffici).
Aliquote cedolare secca
La cedolare secca si applica con aliquote differenziate sulla base della tipologia del contratto di locazione.
19% per contratti a canone concordato (canone vincolato) nei comuni con carenza di disponibilità abitativa e nei comuni ad alta densità abitativa. 21% per i contratti di locazione con canone annuo libero stabilito dalle parti e sulle residuali tipologie contrattuali di locazione.
Il versamento della cedolare secca è ripartito in acconto a giugno e novembre (2°acconto) e saldo (a giugno anno successivo+acconto dell'anno in corso). In pratica, dal 2° anno in poi, fino alla fine del contratto, nel mese di giugno si dovra' versare: il 1° acconto dell'anno + il saldo dell'anno precedente. In sostanza, i versamenti al Fisco sono generalmente effettuato, salvo diverse disposizioni del legislatore, entro i termini previsti per i versamenti Irpef. Per avvalersi del regime della cedolare secca il proprietario dell'immobile (locatore) deve comunicare al conduttore (affittuario) la sua decisione tramite raccomandata e rinunciare all'aggiornamento del canone di locazione.
La cedolare secca è una imposta sostitutiva sul reddito da locazione immobiliare. A partire dal 2011 il canone di locazione relativo agli immobili ad uso abitativo e alle relative pertinenze può essere assoggettato ad una imposta sostitutiva denominata cedolare secca. L'assoggettamento fiscale alla cedolare secca è una opzione del locatore che può liberamente scegliere, in regime facoltativo, se dichiarare i proventi della locazione nella dichiarazione dei redditi annuale oppure pagare l'imposta sostitutiva. La cedolare secca sostituisce l'Irpef e le relative addizionali, l'imposta di registro e l'imposta di bollo. Il pagamento della cedolare secca conviene ai soggetti con redditi medio-alti in quanto evita il passaggio all'aliquota progressiva nella dichiarazionedei redditi Irpef.
Es: Chi affitta a 1.000 euro al mese e dichiara un reddito fino a 15.000 euro optando per la cedolare al 21% risparmierebbe 450 euro, chi dichiara fino a 28 mila euro pagherebbe 906 euro in meno, chi dichiara tra i 55 mila e i 75 mila euro addirittura 2.502 euro.
Risparmi nettamente meno importanti, come detto, per i contratti a canone concordato. Ma se si vuole aderire alla cedolare bisogna farlo adesso perché chi registra un nuovo contratto secondo la tassazione ordinaria dovrà aspettare la scadenza della prossima annualità contrattuale per poter cambiare.
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Approfondimenti:
contratti a canone concordato
I contratti-tipo (detti anche contratti a canone concordato) sono stati introdotti dal legislatore allo scopo di ri-equilibrare il mercato delle locazioni abitative (recentemente interessato da un notevole rialzo dei canoni) con un dispositivo che prevede: da un lato l'applicazione di un canone determinato secondo precisi criteri fissati da appositi Accordi Territoriali (il cosiddetto "canone concordato", di livello generalmente inferiore rispetto a quello di libero mercato) e, dall'altro, la previsione a favore del locatore di particolari agevolazioni fiscali (volte a incentivare i locatori a scegliere questo tipo di contrattazione).
Tali contratti sono stipulabili solo in alcuni comuni e, in particolare:
- nelle 11 aree metropolitane e nei comuni con esse confinanti
- nei comuni capoluoghi di provincia
- nei comuni ad alta densità abitativa (come da delibera CIPE).
In ognuno di questi comuni le rappresentanze locali delle associazioni di categoria di proprietari e inquilini si riuniscono e approvano, ogni 3 anni, un Accordo Territoriale che stabilisce, fra l'altro, i criteri per il calcolo del canone concordato (sulla base di elementi quali la zona di ubicazione dell'immobile, la superficie, le dotazioni, ecc.).
Fanno parte dei contratti a canone concordato:
1) il contratto 3+2
2) il contratto transitorio
3) il contratto a studenti universitari fuori sede
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